CHI CURA IL PATRIMONIO DEL MEDICO?

1 Aprile 2021

Esiste oggi una categoria professionale più esposta dei medici a contenziosi legali e ad azioni di rivalsa?


Allo scoppio della pandemia ci siamo resi conto di quanto le politiche del numero chiuso per l’accesso ad alcune facoltà universitarie, avessero creato una situazione di carenza di medici.
Eppure alcune indagini indicano anche nella paura di trovarsi coinvolti in cause legali una delle motivazioni per cui scarseggiano medici e soprattutto chirurghi.

La domanda forse dovrebbe essere un’altra:

è sufficiente la polizza RC professionale a proteggere la famiglia del medico e il suo patrimonio da azioni risarcitorie messe in atto da pazienti o assistiti che si ritengono danneggiati?
Come avrai capito, il tema che qui voglio affrontare non è la tutela del paziente, al quale ha dato risposta la Legge Gelli del 2017, ma è quello della tutela del medico e del suo patrimonio che potrebbe essere aggredito da azioni legali.
La riforma Gelli (legge 8 Marzo 2017) ha dato solo alcune parziali risposte. Ha definito i limiti di applicazione della responsabilità medica e distinguendo tra responsabilità delle strutture e responsabilità extracontrattuale dei medici, ha obbligato le strutture socio-sanitarie pubbliche e private alla stipula di un contratto assicurativo.

E’ sufficiente?

Il progresso medico e scientifico ha aumentato notevolmente le aspettative di vita di ognuno.
Una forte confidenza sulla capacità della scienza e della medicina ci induce a presupporre una infallibilità del sistema sanitario, delle terapie e del medico stesso.


E’ difficile accettare che qualsiasi terapia o intervento possa dare risultati diversi in base alle condizioni dei soggetti sottoposti, e che una percentuale di rischio resterà, sempre e comunque, in qualsiasi tipo di trattamento medico.
Si osserva una crescita esponenziale dei contenziosi, triplicati solamente negli ultimi 5 anni. Azioni destinate a salire ulteriormente in questo periodo di pandemia dove è indubbio un sovraccarico del sistema sanitario e un rallentamento delle attività di prevenzione e diagnosi precoci.
A questo si aggiunge anche la difficoltà a fare diagnosi in un periodo in cui gli ospedali sono sotto pressione.
In Italia i procedimenti pendenti, in base ai dati pubblicati dal ministero della giustizia, ammontano a circa 300.000. La grande maggioranza delle azioni si chiudono con sentenze a favore del medico e non del paziente.
Ma i tempi di indiscusso rispetto nei confronti dei camici bianchi è finito.
E ne abbiamo avuto anche alcune avvisaglia in questi mesi di emergenza sanitaria: alla iniziale solidarietà nei confronti degli operatori sanitari si è presto aggiunta una parte di opinione pubblica ostile e prevenuta.

Mesi o anni di contenzioso legale possono mettere a dura prova chiunque, figuriamoci chi dedica la propria vita alla cura degli altri.
Non si può certo eliminare il rischio ma è possibile ricorrere a strumenti che consentono di affrontare l’eventuale criticità con il proprio patrimonio “messo al sicuro”. Nel rispetto delle leggi e nella trasparenza assoluta.


La polizza RC professionale ha mostrato più volte i propri limiti, lasciando il medico scoperto, a rispondere con il proprio patrimonio a richieste di risarcimento per importi superiori ai massimali o per tipologie di responsabilità non comprese nei parametri contrattuali della polizza stessa.
Ricordiamoci che sotto i ferri può finirci chiunque: l’impiegata o l’operaio ma anche il manager, l’artista famoso, o il bambino prodigio. Stessa cosa può accadere per una diagnosi tardiva o errata.
Avete mai pensato a quanto possono essere preziose le mani di un pianista come Stefano Bollani o il naso di un sommelier famoso? E le corde vocali di un tenore?
Non sfugga nemmeno il fatto che sempre più studi legali cercano di attrarre clienti offrendo tra i servizi quello di sostenere azioni contro medici o strutture sanitarie in genere.
E allora cosa si può fare? Ma, soprattutto, quando?
E’ necessario pensarci per tempo.
Nessuno strumento di protezione patrimoniale potrà essere messo in campo quando il fatto è già avvenuto. In gergo si dice che la situazione deve essere “in bonis”.
Con il supporto di un consulente patrimoniale  è necessario “mappare” i propri beni, la propria famiglia, i legami coniugali e familiari. Solo dopo si potrà definire la strategia migliore. Gli strumenti sono molteplici e “la terapia deve seguire una fase di attenta diagnosi”.


Non esiste la soluzione uguale per tutti ma è assolutamente necessario porsi il problema. La figura giusta, per aiutarti in questa strada, è il consulente finanziario e patrimoniale.
Serve una visione d’insieme e conoscere a fondo la famiglia (intesa nella più ampia accezione e complessità) e il suo patrimonio. Il concetto di famiglia a cui in questo caso si fa riferimento, è la famiglia nelle sue plurali generazioni ma anche la famiglia “complessa”. Non deve infatti sfuggire l’esigenza della tutela a chi ha figli da più matrimoni, figli al di fuori del matrimonio, assenza di figli ma particolari legami affettivi, coppie di fatto e tutta la gamma di articolate situazioni di certo sempre più diffuse.
E’ preferibile, per chi intraprende la professione in campo sanitario, porsi il problema ancor prima che il proprio patrimonio sia costituito o che se ne entri in possesso per eredità, in modo da potersi dedicare alla professione con tutto l’impegno e senza farsi distrarre, nel propio percorso, da fastidiose perdite di tempo.
Alcuni degli strumenti disponibili per la protezione del patrimonio, Trust in primis, consentono anche importanti benefici fiscali nonché la possibilità di affrontare il tema della pianificazione successoria sfruttando le attuali aliquote fiscali, particolarmente vantaggiose se paragonate con la media europea e probabilmente destinate ad essere cambiate (in peggio s’intende…).
Vi lascio con una domanda:

Quanto potrebbe costarti non averci pensato in tempo?

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Cristina Capitoni
Consulente Finanziario
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