Un bel calcio alla SuperLega?

24 Aprile 2021

Come ogni intrigo che si rispetti, è stato orchestrato e comunicato di notte.

Mai avrei pensato di scrivere di calcio, non so cosa sia un fuori gioco o una schema, ma in questa settimana c’è stato un pressing che ha poco a che vedere con il calcio giocato  e molto con la finanza.

 

 

Annunciato alla mezzanotte di Domenica, il progetto Superlega ha catturato i riflettori e, almeno per qualche ora, il dibattito politico si è concentrato su qualcosa di diverso dalla pandemia per poi essere miseramente ritirato ( ma non archiviato).

La storia è comunque molto legata alla pandemia e alla crisi che ha aggravato non poco i già sofferenti bilanci delle società calcistiche.

Dodici squadre, tra le più importanti e vincenti in Europa, decidono unilateralmente di separarsi dal resto del mondo calcistico per dar vita ad una nuova lega e giocare un super campionato delle stelle.

Il progetto era in costruzione da mesi ed è stato annunciato con eccessivo giubilo in un momento in cui, evidentemente, la questione debiti richiede interventi pesanti e tagli ai costi difficili da digerire.

I bilanci delle dodici squadre sono gravati da una mole di debiti per complessivi 6,5 miliardi di euro, una cifra monstre, difficile da sostenere anche a seguito della comunicazione di Uefa di ridurre i premi per la partecipazione alla Champions League dati i minori ricavi dovuti alla pandemia.

E i principali club calcistici invece di ricorrere a strategie di ristrutturazione dei propri bilanci e del proprio “business” rispondono alla sirene di chi mette nel piatto 3,5 miliardi di euro per la nascita di un nuovo torneo.
Ovviamente a mobilitarsi non potevano che essere banche di affari come JPMorgan o fondi sovrani interessati ad ogni tipo di business e soprattutto ai possibili ritorni da incassi pubblicitari e diritti televisivi.

I debiti eccessivi offuscano la vista e possono indurre in tentazione.

Ne abbiamo già viste di tutti i colori a proposito di aziende indebitate che si avvitano nel tentativo di salvarsi, creando danni ancora maggiori salvo poi ricorrere al paracadute dei soldi pubblici per essere salvate.

Ognuno ci legga quel che vuole, gli esempi nel nostro paese non mancano di certo, da Alitalia al mondo bancario.

Voglio però immaginare un parallelo tra l’indebitato mondo del calcio e un altro mondo indebitato, quello dei paesi del Sud Europa. E quello che stai per leggere ti riguarda come risparmiatore.

 

Italia, Spagna, Grecia hanno un debito pubblico eccessivo e notevolmente aggravato dalla pandemia.
In Italia ogni cittadino ha un debito di 43mila euro. Per ogni cittadino, intendo ogni cittadino vivente: una famiglia padre, madre e due bambini ha ben 172mila euro di debito che è destinato a crescere per mantenere inalterato il livello di servizi (scuole, sanità, strade, sussidi, ecc…).

Per poter rendere questo debito pro-capite sostenibile serve crescita economica e riduzione delle spese. Un po’ difficile con la pandemia!

Il debito pubblico italiano si attestatava al 128% del pil prima della pandemia. Adesso, con le varie manovre di bilancio necessarie a ristorare le categorie colpite dai blocchi delle attività e il patto di stabilità sospeso, la percentuale è salita al 160% ed è destinata a salire ancora.

IL Recovery plan dovrebbe essere lo strumento per rilanciare il Pil, fare gli investimenti e le riforme strutturali utili a rendere sostenibile questa mole di debito.

Saremo in grado di utilizzare il mare di risorse a noi riservato e realizzare gli obiettivi per il quale è stato pensato il Recovery Fund?

E se non dovessimo centrare l’obiettivo?

Come potremo sostenere tale mole di debito? Non certo con nuove tasse, direste voi!

E i tassi d’interesse, finora mantenuti bassi artificiosamente dalla Bce, resteranno cosi per quanto tempo ancora?

Siamo sicuri che non venga richiesto ai cittadini di “restituire” almeno una parte di quel debito tagliando i risparmi?
Proviamo a immagine uno scenario di fanta-politica internazionale: se arrivasse qualche stato ricco, dotato di risorse ingenti tipo qualche Emirato Arabo, magari neanche troppo democratico, o qualche colosso del web che ha le casse strapiene e ci proponesse di staccarci dall’Europa in cambio dell’acquisto o del rifinanziamento del nostro debito?

E’ uno scenario impossibile?

Forse si. Ma noi siamo il paese più bello del mondo. I paesi del Nord Europa sono sicuramente più virtuosi ma, diciamoci la verità, a fare le vacanze o ad assaporare storia, cultura e cibo eccellente tutti vogliono venire in Italia.
Noi siamo quella squadra di calcio che, seppure indebitata, vince e fa spettacolo.
Noi abbiamo la più alta percentuale al mondo di siti Unesco.


Le nostre città, i nostri siti archeologici, la Costiera Amalfitana, le Dolomiti, Venezia, Capri… ma volete mettere? Siamo sicuri che, da paese indebitato fino al collo, che rappresenta meno del 2% del pil mondiale ma detiene il più grande patrimonio culturale del mondo, non ci possa essere qualcuno che ci invita a partecipare ad una “SuperLega” ?

E quale potrebbe essere il prezzo da pagare? Una privatizzazione del patrimonio artistico e naturalistico? La cessione delle attività ricettive ad un grande fondo d’investimento? O magari potremmo diventare tutti delle comparse che vivono nel Bel Paese trasformato in set cinematografico a cielo aperto per la gioia dei turisti di tutto il mondo.

Possiamo immaginare qualsiasi cosa, del resto i debiti è facile farli ma più complicato onorarli e a dettare legge di solito sono i creditori.

Io spero che uno scenario del genere non abbia mai a verificarsi e tutto questo resti per sempre nell’ambito della mia immaginazione.
Spero vivamente che questo paese si mobiliti, sia coeso e protagonista di una rinascita tipo quella del dopoguerra. Auspico che i turisti vengano a visitare una penisola florida dove le attività e le imprese sono in mano alle donne e agli uomini che le hanno pensate e fatte crescere, dove i beni culturali restano Patrimonio dell’Umanità.
Se mai dovessimo ricevere proposte del genere spero vivamente  che gli italiani, dal basso, si comportino come i tifosi inglesi che hanno fatto naugrafare il progetto: con un rifiuto di massa e un bel “calcio” alla Superlega!

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