“Finalmente hanno vietato le vendite allo scoperto” mi scrive Daniele, un giovane ingegnere a cui piace
comprendere i semplici meccanismi matematici della finanza.
Daniele ha deciso da alcuni anni di aderire ad un fondo pensione per avere la certezza, quando andrà in
pensione, di avere un reddito in linea con quello da lavoratore.
Il suo fondo pensione è posizionato su una linea che prevede molto azionario ma lui di questo non è
preoccupato.
Sa benissimo che dovrà lavorare ancora per 35 anni e che per ora ha versato una piccola parte rispetto al
piano. Sa anche che le correzioni azionarie, nei grafici di lungo termine, sono solo dei piccoli sussulti.
E’ sempre stato così.
“Ma stavolta è diverso”. La sento nell’aria questa affermazione.
Certo, ogni volta è diverso.
Fu diversa la crisi petrolifera. Fu diverso il crack del gigantesco fondo speculativo LTCM nel 1998. Fu diverso
lo scoppio della bolla internet nel 2000, il crollo delle Torri, la crisi Lehman. Sempre tutto molto diverso.
L’emergenza sanitaria è sicuramente grave, non dobbiamo sminuirla ma affrontarla con determinazione e
rigore.
Ma il resto è tutto uguale. L’economia si trasforma, interi settori si ristrutturano.
Ci sono, sempre, vincitori e vinti. Aziende che spariscono, altre che si affermano, molte che si rinnovano.
“Le vendite allo scoperto e questi maledetti speculatori!”.
Ma cosa sono? E, soprattutto, serve sospenderle?
Vendere allo scoperto significa prendere in prestito un titolo o azione che non si possiede, venderla per poi
ricomprarla ad un prezzo più basso e restituirla a chi l’ha prestata tenendosi il guadagno dato dalla
differenza tra il prezzo di vendita e quello del riacquisto.
Vi risparmio tutti i tecnicismi e la quantità di strumenti che utilizzano questo meccanismo, spesso unito a
leva finanziaria (cioè moltiplicato per due, per tre).
Aprire posizioni corte o short (cosi si dice in gergo tecnico) comporta la possibilità di una perdita illimitata
perché se il prezzo non scende ma sale il venditore allo scoperto può potenzialmente aspettare all’infinito
che il prezzo scenda di nuovo. Il contrario della posizione rialzista. Infatti se compro un’azione ho un
potenziale di guadagno infinito perché non c’è un limite al rialzo mentre c’è un limite al ribasso perché al
massimo posso perdere il 100%. Per questo nello short selling viene richiesto il deposito di margini a
garanzia.
Insomma, è un meccanismo un po’ complesso. Ci interessa sapere che può comportare una amplificazione
delle discese ma – udite, udite – anche delle risalite.
Perché?
Perché nel momento in cui c’è una inversione c’è la corsa alle cosiddette “ricoperture”, cioè persone che
corrono a ricomprare il titolo che non hanno, per restituirlo. E quando il mercato “si gira” chi è scoperto
deve rincorrerlo.
“E’ giusto vietare le operazioni allo scoperto!” mi risponde Daniele.
Io credo di sì ma non pensare che questo serva ad arrestare i ribassi. Semmai a ridurre la volatilità
giornaliera.
Lo short selling, un po’ come tutti gli strumenti derivati, nasce come tecnica di riduzione dei rischi di un
portafoglio.
Mi spiego meglio. Ho un portafoglio con molto azionario allora inserisco una posizione short che, nei
momenti di ribasso, mi può ridurre la discesa di valore.
E’ quello che fanno molti fondi d’investimento, soprattutto i fondi flessibili o alternativi.
Si tratta di operazioni che il singolo investitore non dovrebbe mai fare. Sarebbe come far giocare i bambini
con il fucile da caccia del nonno.
Per ultimo, ma non ultimo, una domanda ve la faccio io: -Perché non ho mai sentito voci accorate nel
richiedere la sospensione delle operazioni speculative al rialzo? Del resto anche quelle sono frutto
dell’avidità umana. –
In sintesi:
la speculazione esiste e non finirà. Potrà essere regolamentata diversamente ma troverà sempre la sua
strada.
E forse non è neppure così negativa come la vogliamo vedere.