“L’ultima opportunità per questo paese”
“Una grande occasione per agganciare l’Italia al treno europeo”
“Una svolta storica per l’Italia”
Potrei proseguire con l’elenco delle frasi, fin troppo esultanti, che da ogni parte vengono dette e scritte in
queste settimane.
Fiumi di parole e di inchiostro.
E’ un’occasione storica il Piano Nazionale Di Ripresa e Resilienza?
Ho deciso di far parlare i numeri con la convinzione che, talvolta, dicano più di mille parole.
I numeri sono stati scritti dal Governo nel documento “Piano Nazionale di Ripresa e
Resilienza*- #NextGenerationItalia” votato dal Parlamento Italiano e approvato dalla Commissione
Europea.
269 le pagine che compongono il documento
235 miliardi le risorse previste (191,5 da Recovery Plan – 13 da REACT EU – 30 da Fondo complementare nazionale)
3 assi strategici: Transizione Digitale 27%, Transizione ecologica 40%, Mezzogiorno 40%
6 “Missioni” : vedi foto
160 progetti di massima
5 anni di tempo per realizzarli
35 pagine dedicate alla riforme
2 le riforme orizzontali : Pubblica Amministrazione e Giustizia
2 riforme abilitanti: Semplificazione e Concorrenza
Oltre a un lungo elenco di riforme e semplificazioni funzionali alle misure del piano compresa la riforma
fiscale.
Scendendo “dentro” al piano si posso estrarre un sacco di altri numeri. Ne cito solo alcuni:
4,3 milioni di metri quadrati di pannelli ad energia solare (senza consumo di suolo)
228000 i nuovi posti in asili nido
1000 gli edifici scolastici tra nuovi e da ristrutturare
195 edifici scolastici in sicurezza sismica ed efficientamente energetico
5000 borse di dottorato e 20000 assegnisti di ricerca
570 KM di piste ciclabili urbane e 1200 km quelle turistiche
53 treni elettrici
40 stazioni di rifornimento di idrogeno per trasporto stradale pesante
240 km di rete attrezzata per il trasporto pubblico
7500 punti di ricarica di veicoli elettrici in autostrada
6,6 milioni di alberi da piantare in boschi urbani
3,5 i punti di PIL aggiuntivo previsto per il 2026
Non c’è ambito del tessuto economico, produttivo, sociale, amministrativo che non sia toccato dal piano:
infanzia, scuola, università, agricoltura, rifiuti, trasporto pubblico, arte, piccoli borghi, mobilità, idrogeno, ferrovie, porti, aeroporti, digitalizzazione, sanità, start-up, edilizia pubblica e privata, fognature, reti idriche.
Un lavoro ciclopico per l’ammodernamento dell’Italia che deve essere attuato (non solo scritto) da un paese che ha questi numeri:
-8,9% pil 2020 (contro media europea -6,2%)
+7,9% la misera crescita italiana dal 1999 al 2019 ( Germania 30%, Francia 32%, Germania 46%)
500 i giorni per concludere un processo civile
9% il tasso di disoccupazione
30% il tasso di disoccupazione tra i giovani
90% del totale delle merci che viaggiano su gomma
53,8% il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro (67% la media europea)
12,6% la popolazione che vive in aree a forte rischio di frane o alluvioni
90% dei comuni italiani a rischio frane e inondazioni
19 città del Nord-Italia tra le prime 30 in Europa per morti causate da polveri sottili
2400 miliardi il debito pubblico
160% il rapporto Debito/Pil
184 anziani ogni 100 giovani
16000 bambini nati in meno nel 2020 rispetto al 2019
E’ una grande opportunità il Next Generation Italia? Sicuramente si.
E’ una grande sfida? Forse la più grande che avremo mai affrontato dopo la ricostruzione post bellica! Se saremo all’altezza l’Italia nel 2026 sarà un paese diverso, più moderno e competitivo.
Ne saremo capaci?
I fattori in gioco sono tanti, la politica è chiamata ad un grande senso di responsabilità e a scelte nette.
Sono convinta che ognuno di noi possa fare la sua piccola parte.
Ho lasciato un numero per il gran finale:
1800 i miliardi fermi, non adeguatamente investiti, nei conti correnti degli italiani che necessitano di una
corretta allocazione per aiutare il paese e le nuove generazioni a migliorare il proprio futuro.
1800 miliardi che rappresentano la più grande immobilizzazione materiale del paese: un costo per le
banche e opportunità mancate per i risparmiatori.
1800 miliardi, per lo più in mano alla parte anziana del paese, quella che ha fatto la formica ma che adesso ha difficoltà a fidarsi delle banche e del sistema finanziario.
Una massa di soldi cresciuta anche durante la pandemia.
Soldi che possono sostenere la cosiddetta “economia reale” solo se, con la corretta diversificazione globale, arriveranno al sistema produttivo italiano ed europeo. Così saranno valorizzati e orientati alla crescita in uno sforzo comune.
E’ la missione alla quale, personalmente, mi sento chiamata nella mia professione di Consulente
Finanziario.
I miei clienti lo sanno bene.
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P.s.: se vuoi leggere tutte le 260 pagine del Pnnr le trovi qui PIANO NAZIONALE RIPRESA E RESILIENZA